Finalmente ci siamo, anche voi avrete il piacere di trascorrere qualche ora in compagnia di Sara e Jeremy, i protagonisti della prima fatica letteraria dell’addetto stampa di Abruzzoinarte.
In passato ho condiviso, con chi ha il piacere di seguire questo web magazine, pensieri ed emozioni che mi hanno trasmesso libri di autori noti e meno noti al pubblico.
Stavolta, per la prima volta, ho seguito la nascita di un primogenito e sono queste le emozioni che vi voglio raccontare. O meglio tutte le emozioni che la gestante ha “voluto gentilmente” condividere con me: gioie, dolori, dubbi, ansie, tante ansie… e finalmente la nascita, con tanto di fuochi d’artificio perché finalmente è nato e perché la storia di Sara e Jeremy è davvero da fuochi d’artificio.
Ma andiamo con ordine. Partiamo dall’inizio di questa avventura.
Un bel giorno Maria mi chiama e dice “Paola il mio primo romanzo “Non è mai tardi per un sogno” ora è nero su bianco, ma ho assoluto bisogno di una persona di fiducia per un primo giudizio”.
Come potevo dire di no?!
“Mi raccomando: se c’è da criticare, critica senza problemi”. Sì, come no!
Curiosissima e imbarazzata per eventuali critiche, che comunque non le avrei risparmiato, ho aperto l’allegato.
Quando Maria ha inviato il materiale non attraversavo un bel periodo (capita a tutti), così ho aperto le prime pagine con la convinzione che avrei faticato molto a trovare la giusta concentrazione per una buona lettura ed un giudizio il più possibile obiettivo.
Sbagliavo. Sono stata letteralmente catturata dallo stile di Maria (apprezzata e stimata giornalista), ma soprattutto da Sara, la protagonista, così l’ho divorato. Dimenticando anche i miei problemi. Anzi: è grazie a Sara se li ho dimenticati e sorriso, riso. Sentito il cuore battere più forte.
La forza di Sara? Si può essere serie professioniste (guarda un po’ anche lei è una giornalista) senza prendersi troppo sul serio. In quel periodo era proprio quello di cui avevo bisogno, sapere che si può andare avanti nella vita, affrontare le cose serie anche con il sorriso. A pensarci bene direi quasi che in quel momento l’incontro con Sara ci voleva proprio!
Terminato di leggere il manoscritto e dato il mio piccolo “contributo” ero convinta che il mio apporto alla serenità della gestante fosse esaurito. Macchè! Troppo facile. Giorno dopo giorno Maria si è tranquillizzata sulla sua capacità di raccontare fatti, sul suo stile che è decisamente vincente, ma tutti gli altri dubbi? “Tu sei di parte, piacerà anche agli altri?” Ok, potrei, sottolineo potrei essere di parte (ma dalla parte giusta), ed a questo punto la domanda sorge spontanea: ma allora cosa me lo hai fatto leggere a fare?!
E la copertina? Ok ho trovato chi mi disegna la copertina speriamo riesca a trovare il tempo da dedicarle. Ho inviato il materiale all’editore, ha detto che entro un mese mi farà sapere. È giusto, ci vuole il tempo che ci vuole per leggere… ma io più di un mese non resisto, se non si fa vivo lui gli invio dei messaggi o lo chiamo?! E la prefazione? E l’editing? Come si organizza una presentazione? E se tutti mi dicono di no? E se questo? E se quello?
E sì, è vero: sono un po’ agitata!
Solo un po’?! E sì, Maria, eri un po’ agitata ma è il tuo primo libro… ci sta!
Come molti professionisti e come tutti gli scrittori che si rispettino, anche Maria Orlandi ha delle letture preferite. Degli autori preferiti. La sua è, neanche a dirlo, Anna Premoli. Lascio a voi lettori il piacere di scoprire se è sulla buona strada!
Sara mi è entrata nel cuore ma ovviamente le critiche si ci sono state. Anche da parte di un altro privilegiato lettore con gusti letterari diametralmente opposti a quelli dell’autrice e ai miei, ma il giudizio finale, è stato lo stesso. Vai avanti così, complimenti.
A cura di Paola Gallese