Generazioni a confronto: il racconto di un giovane di oggi

Studio e lavoro generazioni a confronto. Bene, dopo aver ascoltato l’opinione della “vecchia generazione” (intervista pubblicata il 18 gennaio), la parola, passa ora alla nuova generazione. E, siamo onesti: se noi “vecchi” avevamo pochi punti fermi, beh, i nostri giovani…ancor meno!

 

Davide, qual è stato il tuo percorso di studi?

Sicuramente il mio percorso di studi non potrà essere preso come esempio. Ho terminato le scuole medie con un anno di ritardo, cosa che mi ha concesso più tempo per la scelta delle superiori.
Inizialmente mi ero iscritto allo scientifico, ma era una scelta al di sopra delle mie potenzialità. Avevo scelto questa scuola per seguire i miei amici e per dimostrare, a chi me lo aveva sconsigliato, che potevo farcela. Con il senno di poi, però, penso che se non avessi perso quell’anno alle medie probabilmente lo avrei perso più in là allo scientifico.
Ripiegai su una scelta più adatta a me, qualcosa di più pratico e meno teorico: l’ITIS; anche se ero combattuto tra le due mie passioni, meccanica e informatica: nella prima ero completamente autodidatta, nella seconda avevo ricevuto una infarinatura alle scuole medie. Alla fine optai per ampliare le mie conoscenze e “buttarmi” in futuro su un mercato sicuramente florido, perciò scelsi informatica.
Finite le superiori, anche questi con un ennesimo anno di ritardo, sempre la passione, unita ad un’indole molto pratica, mi ha portato ad abbandonare gli studi e cercare un lavoro che mi permettesse di coltivare il mio interesse per le macchine, anche per sistemare quella che allora era la mia prima auto.
Successivamente, dopo un anno di lavoro che mi aveva dato tanto ma anche tolto molto del mio tempo libero, ho tentato l’avventura universitaria. Dopo meno di un anno, però, senza rimorsi, ho lasciato perdere. Tornando indietro vorrei tornare all’università senza farmi influenzare da alcuni eventi che mi hanno spinto ad abbandonarla troppo presto.

Quali sono state le tue esperienze professionali?
Le mie esperienze professionali non sono state molte, l’unica importante è sicuramente quella attuale.
Durante la mia adolescenza ho fatto diverse esperienze, come lavori stagionali nella ristorazione, che mi hanno permesso di “togliermi qualche sfizio”, ma le remunerazioni sono spesso proporzionate alla conoscenza richiesta per il lavoro; però, fino ai 20 anni, se vivi con i tuoi, in una situazione normale, sono più che sufficienti un paio di giorni lavorativi alla settimana per avere una vita “di alto tenore”, per quella che può essere la vita di un teenager.
Un’altra esperienza importante è stata quella fatta durante l’anno di pausa dagli studi, prima dell’università. È stata molto utile ad aprirmi gli occhi su quella che era la “realtà lavorativa”: non era un brutto lavoro, ma oggettivamente mi teneva impegnato così tanto da non lasciarmi tempo per dedicarmi a niente altro. In compenso l’ambiente era molto positivo: lavoravo in un campo sportivo, a contatto con la clientela e le mie mansioni erano oggettivamente semplici e pratiche.

Devo dire che sono abbastanza soddisfatto della situazione in cui mi trovo ora, che probabilmente è la soluzione migliore per il mio progetto di vita: un lavoro part time per 4 ore al giorno, quasi come la giornata scolastica, ma delle elementari, e una paga che ovviamente è minima, € 600,00, ma se, come me, hai un background su un qualsiasi MMo online, avrai anche un minimo di nozioni di “finanza personale” e risparmio.

Pensi mai di fare una esperienza all’estero?
Tutto dipende dalla persona, personalmente non sono dell’idea che “in Italia non si trova lavoro” e “per lavorare devi andare all’estero”, a mio avviso  dipende da quanto tu voglia lavorare e dalle aspettative che hai: non puoi aspettarti di iniziare a lavorare e prendere 1400 euro al mese già al primo incarico, senza esperienze nel settore, senza una costante ricerca sulla pagina degli annunci di lavoro, senza una capillare consegna di Curricula decenti, con attestazioni di programmi e un buon livello di conoscenza di lingue straniere.
Spesso, la pretesa di un buono stipendio e di una stabilità fin da subito, porta i giovani ad essere troppo pretenziosi e a procrastinare il loro ingresso nel mondo del lavoro, con la conseguenza di finire parcheggiati all’università sulle spalle dei genitori.

E allora perché preferisci l’Italia?
Perché l’Italia? Forse si farebbe prima a stilare un elenco dei perché non valga la pena vivere altrove che a parlare dei motivi per i quali vivere in Italia. Il clima, la varietà di fauna e paesaggi, cultura, potenzialità logistiche, storia che offre questa piccola fetta di pianeta e che non è possibile trovare altrove.
Al di là di questo, anche se non sono una persona particolarmente legata alla famiglia, ho la certezza di potermi appoggiare a loro come anche ai miei amici, legami che dovrei ricostruire spostandomi all’estero, rallentando oggettivamente quello che potrebbe essere la mia progressione nel mondo del lavoro.
Cosa ne pensi del sistema scolastico italiano?

Certamente è un sistema scolastico non adatto a me, ma è altrettanto vero che io non sono adatto al sistema. Detto questo, in sincerità, penso che non sia un caso se i laureati italiani sono i più richiesti all’estero: evidentemente, nonostante il costante abbassamento di richiesta del livello di comprensione e apprensione, la scuola italiana rimane una tra quelle più complete.

Secondo te c’è offerta lavorativa in Italia?
L’offerta lavorativa in Italia “non manca”, dipende da quali sono i tuoi parametri e le tue pretese, se mandi 2 curricula con un diploma e speri che qualcuno ti chiami, hai la stessa probabilità di un 50enne che con la terza media manda decine di curricula a settimana.
Se sei un laureato, ma lavori nel centro sud Italia, spesso non c’è una struttura che possa assorbire qualcuno con le tue competenze pertanto, o diventi tu stesso pioniere nella tua area o l’alternativa è il trasferimento: al nord o all’estero, altrimenti devi accettare un lavoro al di sotto delle tue aspettative, vanificando così anni di studio.

Cosa consiglieresti a tuoi coetanei?
Consiglierei loro di capire effettivamente cosa vogliono ottenere dalla vita e come vogliono arrivare al conseguimento dei loro obiettivi, dopodiché gli direi di tirare dritto per quella strada e non fermarsi finché non sono arrivati.
È importante arrivare perché, una volta raggiunta la condizione ideale, tutto sarà più semplice nella vita; come lo Yin e lo Yang, come il karma, tutto torna, noi siamo il risultato di ogni piccolo secondo vissuto e per questo è importante vivere momenti positivi, perché ci portano ad affrontare la giornata vedendola come un bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto.
Per me non è importante essere ricchi, poveri, impegnati, disoccupati, soli, circondati da tante persone…. l’unica cosa che conta è se siamo a nostro agio con noi stessi, con i nostri valori e con la nostra coscienza; tutto il resto, si impara con il tempo, che non conta…. come si dice dalle mie parti ” contento Rocc, contenta la rocc”.

Andresti all’estero solo se…
Premettendo che non mi dispiace viaggiare, ma che preferisco considerare la mia dimora in Italia, andrei sicuramente all’estero per necessità di vita, ovvero se la situazione in Italia dovesse diventare insostenibile come in Venezuela. In quel caso, probabilmente, considererei la possibilità di andare all’estero, altrimenti anche in una situazione come la crisi spagnola o greca probabilmente preferirei rimanere in Italia, anche perché, conoscendo l’ambiente, sarebbe più facile per me riorganizzarmi, rinnovarmi per poter “sopravvivere”.

A cura di Paola Gallese

Foto di copertina: pxhere.com

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