A partire dal 2 marzo, il Mediamuseum di Pescara presenta il progetto “Sono Altro. Altrove” promosso ed organizzato dalla Fondazione Edoardo Tiboni per la cultura e la Compagnia dei Merli Bianchi. Si tratta di un’importante iniziativa dedicata al Cinema ed al Teatro sulla salute mentale che aderisce alla campagna nazionale per l’abolizione delle contenzioni “E tu slegalo subito”. Quattro appuntamenti tra marzo e maggio che affronteranno il tema attraverso un cineforum, uno spettacolo teatrale e relativi dibattiti.
Si parte questo giovedì, 2 marzo, con la presentazione del progetto a cura di Bruno Nasuti e Margherita Di Marco e la proiezione, cui seguirà dibattito, di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Milos Forman: un titolo d’epoca che a buon diritto fa parte della leggenda del cinema. Nessun film è stato più faticosamente prodotto. Viene da molto lontano. Il grande Kirk Douglas voleva interpretarlo e produrlo fin dagli anni Cinquanta. Ma per quei tempi il soggetto era giudicato troppo a rischio. Era un altro cinema, un’altra Hollywood. Doveva essere un altro Douglas, Michael, a realizzare il sogno del padre che affidò il film a Milos Forman, un regista non proprio sconosciuto, che aveva dovuto lasciare la Cecoslovacchia durante la famosa primavera di Praga del Sessantotto. Jack Nicholson fa la parte di un pregiudicato che si fa internare in una clinica psichiatrica per sfuggire a guai maggiori. È vivace e intelligente, ed è un ribelle. Dunque comincia col sovvertire tutto. Induce i ricoverati a protestare, li porta a fare una gita in barca, fa loro scoprire un’altra vita fuori da quel luogo. Naturalmente si fa nemici medici e infermieri che per neutralizzarlo alla fine lo riducono un vegetale. Ma il suo amico, un indiano gigantesco, per salvargli la vita… lo uccide, poi sfonda il cancello della clinica e va verso la libertà che aveva cominciato ad assaporare. Film dunque dalle molteplici letture: la clinica può essere semplicemente il mondo e non è poi così chiara la linea che divide i sani dai pazzi. Le norme vigenti, dure e bloccate, alla fine possono essere solo un pretesto di discriminazione, ingiusto e criminale. Dunque grande film, premiato dovutamente con tutti gli Oscar più importanti.
Si proseguirà giovedì 30 marzo con lo spettacolo teatrale “Rosetta Malaspina ovvero da un punto dell’eternità” prodotto dalla Compagnia dei Merli Bianchi ed il Teatro Proskenion ed interpretato da Margherita Di Marco: messa in scena biografica di una donna del Sud Italia in cui si affronta la tematica della malattia mentale vissuta in contesti socio-culturali non idonei alla “cura” e che, solo attraverso processi creativi intuitivi della stessa protagonista, si trasforma in salute mentale e diventa fonte di elaborazione ed incontri, visione di un doppio che non viene più condannato, ma convive come in uno specchio e che diventa infine strumento di comunicazione e non di occlusione, ovvero riscatto sociale. Seguirà dibattito su “La creatività come strumento di salute mentale” a cura del Dott. Sandro Sirolli con la partecipazione di Margherita Di Marco e Vincenzo Mercurio.
Terzo appuntamento giovedì 27 aprile con la proiezione di “Lei-Her” di Spike Jonze: Theodore è impiegato di una compagnia che attraverso internet scrive lettere personali per conto di altri, un lavoro grottesco che esegue con grande abilità e a tratti con passione. Da quando si è lasciato con la ragazza che aveva sposato però non riesce a rifarsi una vita, pensa sempre a lei e si rifiuta di firmare le carte del divorzio. Quando una nuova generazione di sistemi operativi, animati da un’intelligenza artificiale sorprendentemente “umana”, arriva sul mercato, Theodore comincia a sviluppare con essa, che si chiama Samantha, una relazione complessa oltre ogni immaginazione.
Dibattito con Bruno Nasuti.
Ultimo appuntamento giovedì 25 maggio con la proiezione del film di Paolo Virzì, “La pazza gioia”: Beatrice Morandini Valdirana ha tutti i tratti della mitomane dalla loquela inarrestabile. Donatella Morelli è una giovane madre tatuata e psicologicamente fragile a cui è stato tolto il figlio per darlo in adozione. Sono entrambe pazienti della Villa Biondi, un istituto terapeutico per donne che sono state oggetto di sentenza da parte di un tribunale e che debbono sottostare a una terapia di recupero. È qui che si incontrano e fanno amicizia nonostante l’estrema diversità dei loro caratteri. Fino a quando un giorno, approfittando di una falla nell’organizzazione, decidono di prendersi una vacanza e di darsi alla pazza gioia. Paolo Virzì, con la collaborazione di Francesca Archibugi alla scrittura, ha lasciato il freddo Nord di Il capitale umano per tornare nell’amata Toscana che gli consente di fondere, come solo lui sa fare, ironia, buonumore e dramma muovendosi tra le diverse temperature emotive con una sensibilità che si fa, film dopo film, sempre più acuta e partecipe delle sorti dei personaggi che porta sullo schermo. Sarà forse perché sa scegliere le sue interpreti (Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti sono entrambe straordinarie, ognuna a suo modo, nello scavare in personaggi non facili da rendere tenendo la retorica a dovuta distanza). Sarà perché nel film si sente la verità iniettata (questo è il termine giusto visto che di medicinali si tratta spesso) grazie a una lunga ricerca sul campo su un disagio sociale che si traduce in un disagio psichico. Sarà anche perché si avverte l’attenzione partecipata ad ogni singolo dettaglio in un film in cui si capisce che anche l’ultima comparsa si è sentita parte di un progetto condiviso. Un progetto che vuole porre in evidenza la condizione di questo particolare tipo di donne condannate da una vita in cui hanno sbagliato trovandosi poi però dinanzi a terapeuti ed assistenti sociali che ogni giorno gli sono accanto e combattono con le loro patologie ma anche con visioni banalmente punitive che nulla hanno a che vedere con il recupero sociale. Riuscire a dire tutto ciò in un on the road in cui si ride, si sorride e ci si commuove non era impresa facile. A Paolo Virzì è riuscita da maestro.
Dibattito con Bruno Nasuti.
Ingressi (contributo a sostegno delle attività culturali del Mediamuseum): 2 euro per i film, 5 euro per lo spettacolo.
Abbonamento: 3 film più spettacolo 8 euro.
Per informazioni: Mediamuseum 08545417898 premiflaiano@libero.it
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