Il poeta gentile: Lucio Vitullo

Seguo Lucio sui social da molto tempo. Ho avuto modo di conoscerlo durante un evento e, oserei dire, come tutti quelli che lo conoscono, sono rimasta colpita dalla sua sensibilità, giovialità, spontaneità, freschezza di sentimenti. Lucio lo ritrovi dappertutto, dove c’è un evento c’è lui. C’è il suo buon umore, il suo sorriso. Dopo tanti anni ho avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con lui…

Ciao Lucio, ci siamo conosciuti in occasione della prima edizione di un evento unico nel suo genere, il Rosadonna Festival, o meglio, tu eri tra gli artisti ospiti, io tra il pubblico. Domanda di rito: quando ti sei avvicinato alla scrittura?

Ciao e grazie per l’invito. Ho iniziato a scrivere quando andavo ancora a scuola, sul finire degli anni ’80 ed è successo per puro caso, perché ero innamorato di una mia compagna di scuola. Però col passare del tempo la scrittura è diventata parte integrante di me e il foglio un po’ come un amico al quale confidavo i miei stati d’animo, che fossero gioie o dispiaceri. Di sicuro non è la stessa cosa perché il foglio non ti può rispondere, però vedevo che ogni volta che buttavo giù qualcosa mi sentivo liberato di un qualche peso interiore.

 

La tua prima raccolta di poesie “VENT’ANNI” è uscita nel 2011, l’ultima “LA PRIMA COLLINA” nel 2023. Di mezzo dodici anni di scrittura, di avvenimenti. Quanto è cambiata la poetica di Lucio?

In “Vent’anni” lo stile era sperimentale, mi ispiravo ad alcuni cantautori che ascoltavo perché volevo assomigliare un po’ a loro. Inoltre scrivevo tutto in rima, sia baciata che alternata. Col tempo ho iniziato ad allontanarmi da questo stile, anche se non l’ho abbandonata del tutto e credo che questo si possa scorgere non solo ne “La prima collina” ma anche nelle due raccolte precedenti.  Adesso credo di avere acquisito uno stile mio.

 

Perché la poesia? Hai mai pensato di dedicarti alla narrativa?

No, perché non ne sarei capace, non saprei di cosa parlare in tante pagine e poi non vorrei rischiare di annoiare il lettore. A me è sempre piaciuto fare rime e metafore e il mio sogno iniziale era quello di scrivere testi di canzoni, dato che la musica è l’altra mia grande passione. Molte persone mi dicono che le mie poesie sembrano dei testi di canzoni e spero un giorno di poterne realizzare anche solo una. Nel 1999 ho anche fatto l’esame alla SIAE di Roma per diventare paroliere, esame che poi è andato bene.

 

Nella tua vita non c’è solo la passione per la poesia. Sei molto social e dando uno sguardo al tuo profilo salta agli occhi quella per gli animali. I gatti in particolare. Altre passioni che però non condividi sui social?

Nel mio profilo cerco di mettere tutte le mie passioni, che sono appunto gli animali ma anche la scrittura, la musica e la fotografia. E ovviamente i dolci. Poi amo correre e fare lunghe camminate all’aria aperta, penso che il movimento sia la dieta migliore in assoluto.

 

Purtroppo non si vive di sole passioni (almeno non sempre), so che nella vita reale ti occupi di tutt’altro. Di cosa?

Svolgo la professione di ragioniere, mi occupo di tasse. E voglio precisare che per me il lavoro viene prima, perché se non lavorassi non potrei svolgere le attività poetiche. La poesia è anche un modo per evadere dalla routine di un lavoro che considero logorante, ma al tempo stesso importante.

 

Ci sono autori che dopo l’uscita del libro si prendono una pausa, altri che fremono, sono sempre in fermento, con il file sempre aperto e la tastiera a portata di mano, tu che tipo sei?

Penso che sia necessario far passare un certo tempo tra una pubblicazione e l’altra, diciamo almeno due anni. A ogni pubblicazione bisogna dare il tempo di essere assimilata ed eventualmente essere apprezzata dalle persone. La mia ultima raccolta è uscita a dicembre dell’anno scorso. Nel frattempo continuo a scrivere, ho circa 150 poesie inedite ma aspetterò almeno il 2024 per pubblicarne un altro. E nell’attesa le mando ai concorsi.

 

Qual è il momento della giornata che ami dedicare alla scrittura?

Di solito si scrive quando l’ispirazione arriva, a me è capitato anche facendo la fila per lavoro negli uffici pubblici. Però in genere è dopo pranzo, quando c’è abbastanza calma, che la voglia di scrivere mi prende.

 

Ci sono opere di altri poeti che avresti voluto scrivere tu, o tue opere del passato che a rileggerle oggi, beh “quel passaggio…”?

No, perché è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare. Magari certe opere non avrebbero avuto lo stesso successo se fossero state scritte da altri autori. Per quanto riguarda le mie invece sì, in alcune che ho pubblicato in passato ci sono delle cose che cambierei perché oggi le direi in altro modo. E qualcosa anche ne “La prima colina”.

Hai vinto molti premi e ricevuto riconoscimenti. Non credo si faccia mai l’abitudine a queste cose…vero?

Ricevere un premio è sempre una bella soddisfazione, che sia la prima posizione o l’ultima, perché vuol dire che una tua opera è stata apprezzata o comunque non è passata inosservata. Ma il premio più bello che ho ricevuto in questi anni sono le belle amicizie che ho trovato anche in giro per l’Italia, nelle premiazioni dei concorsi. E il bello è sapere che prima o poi ci si rincontrerà in qualche posto dell’Italia.

 

Uno di questi riconoscimenti è arrivato dalla partecipazione al concorso indetto dall’Associazione IL GUSCIO “IL SILENZIO UCCIDE” (presidente dell’associazione Andreina Moretti). Parliamo di violenza sulle donne. Un tema forte. Come lo hai affrontato?

La prima volta che ne ho parlato l’ho fatto su richiesta nel 2015. Ricordo che ho accettato ma non ero molto convinto perché non sapevo se da uomo sarei riuscito ad interpretare le sensazioni di una donna. Poi ho iniziato a scriverla al femminile e da lì le parole sono arrivate da sole. Successivamente ne ho scritte altre e ho partecipato anche a diversi eventi contro questo problema. Mi sento portato per il sociale, nell’ultima raccolta tocco per la prima volta anche il tema della pedofilia. Credo che non serva avere l’animo del poeta se poi ci voltiamo di fronte a queste realtà. Purtroppo ci sono e ne dobbiamo parlare.

 

Sei una persona positiva, sempre con il sorriso, è stato davvero un piacere scambiare due chiacchiere con te.

Ti ringrazio, è stato un piacere anche per me e ti ringrazio per lo spazio che mi hai concesso.

 

A cura di Paola Gallese

 

 

 

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