Mai sentito parlare di un corso in tutela e benessere animale? Scopriamolo insieme

Per chi come me ama gli animali ed è abituato a prendersene cura sin da bambino è inevitabile che crescendo decida per un percorso di studi che faccia diventare questo amore un lavoro, quindi la facoltà di Veterinaria. Un percorso di studi non sempre possibile (come nel mio caso), ma non l’unico. Altro corso di studi è tutela e benessere animale, probabilmente la meno conosciuta.

Ciao Valerio, tu sei un fisioterapista per animali, iniziamo col dire in cosa consiste il tuo lavoro?

Ciao! Il mio lavoro consiste nel fare manualità e far fare esercizi specifici agli animali per migliorare il loro movimento e quindi la qualità della vita. Questo può essere applicato ad una varietà di pazienti come gli animali più anziani, quelli che hanno subito un incidente o quelli che per vari motivi devono affrontare o hanno affrontato un’operazione chirurgica neurologica o ortopedica.

 

Perché la scelta di questo indirizzo invece che veterinaria?

Il corso di studi in Tutela e Benessere Animale è a numero aperto, a differenza di medicina veterinaria. Inoltre, le differenze quando si fa il mio lavoro nell’essere un tecnico veterinario o un medico veterinario non sono molte, con la mia specializzazione, ad esempio, il medico veterinario diventa un fisiatra, mentre io sono un fisioterapista.

 

Il tuo percorso di studi?

Mi sono iscritto al corso in Tutela e Benessere Animale a Teramo che, a differenza degli altri corsi di studio triennali della facoltà di medicina veterinaria, ha un forte indirizzo per gli animali da compagnia, mentre le altre facoltà si concentrano molto di più sugli animali da reddito, quindi l’allevamento. Durante il primo anno di studi ho partecipato ad un convegno sulla fisioterapia per animali e la materia mi ha così tanto affascinato che ho deciso sarebbe stato il mio percorso. Al terzo anno il piano di studi comprendeva un esame di fisioterapia, ma una volta laureato volevo essere ancora più preparato, quindi ho cercato lo stesso corso a cui aveva partecipato il mio professore e ho trovato che l’Università di Francoforte organizzava una collaborazione con quella del Tennessee dove insegna il professor Millis che è stato uno dei primi ad applicare la fisioterapia agli animali. Tramite questa collaborazione ho potuto studiare direttamente dalla fonte e ho fatto esperienza pratica a Lisbona con il professor Millis al mio fianco.

Quali difficoltà incontri con i pazienti o i loro “parenti umani”?

Le difficoltà con gli animali sono legate principalmente alla loro paura, dato che spesso prima di vedere me sono stati visitati diverse volte da veterinari e manipolati, e poi provano dolore fisico, quindi il mio primo obiettivo è sempre quello di diminuire il più possibile il dolore in modo da poter iniziare a fare esercizi in maniera confortevole. Quando ci sono invece animali particolarmente nervosi uso dei bocconcini per distrarli e far capire che non ho cattive intenzioni. Per quanto riguarda i “parenti umani” a volte la difficoltà è quella di far notare i miglioramenti dato che guardano il loro pet ogni giorno e può essere difficile ricordarsi il punto da cui si è partiti; quindi, faccio dei video dell’inizio e dei progressi e se possibile prendo delle misurazioni come circonferenze e angoli delle articolazioni per poter mostrare con un parametro oggettivo i miglioramenti. Altro problema è quello di far fare piccoli esercizi ai proprietari dato che anche se semplici e dalla durata di non più di 5 minuti è molto raro che vengano fatti e questo allunga il numero di sedute con me.

 

Ci conosciamo da un po’ di tempo e tra una chiacchiera e l’altra hai lamentato l’assenza di un albo per la tua categoria, soprattutto perché a volte, alcuni tuoi colleghi si pregiano del titolo di fisioterapista dopo un corso di qualche mese. Ti vuoi togliere qualche sassolino?

Purtroppo non esiste un albo né per i tecnici veterinari né per i fisioterapisti; per i tecnici veterinari è un problema dato che ci sono due modi per diventare un tecnico veterinario: tramite un corso di formazione biennale che ha degli orari part time (3 mattine o 3 pomeriggi a settimana) oppure tramite una laurea triennale e deve essere riconosciuta una differenza tra questi due tipi di formazione, un po’ come in umana c’è differenza tra operatore socio sanitario e infermiere. Per i fisioterapisti invece si andrebbe a rendere esplicito quanti anni di esperienza si hanno, dato che in alcune zone la fisioterapia è lasciata a chi non lo fa come primo lavoro, ma è un tecnico veterinario a tempo pieno, magari anche specializzato in fisioterapia ma con un livello di esperienza minore.

Bene, il tempo delle chiacchiere è finito. La mia gattina Chica aspetta il suo fisioterapista (o come dice mio marito “il suo preparatore atletico”). Lasciamoli lavorare.

 

A cura di Paola Gallese

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