Massimo Galante: l’amore per la montagna, la passione per la scrittura e la vocazione al prossimo

Durante il FLA (Festival di Libri ed Altrecose) 2023 ho avuto modo di scambiare due parole con Massimo Galante. Scrittore più che apprezzato, Massimo quest’anno ha partecipato all’evento in veste di spettatore.

Ciao Massimo quest’anno hai partecipato al FLA come semplice spettatore ma nell’edizione del 2022 hai presentato il tuo ultimo romanzo: IL RIFUGISTA. Ce ne parli?

Ciao a tutti. Si il FLA del 2022 è stata la mia seconda partecipazione, nel 2019 ho presentato al Festival il mio secondo libro “Una grande avventura per le selvagge montagne d’Abruzzo” edito da Tracce, che parla di quattro amici che in due settimane girano le più grandi montagne dei quattro parchi abruzzesi.

Il rifugista invece è un romanzo ambientato sulla nostra Majella, la “montagna madre”. È una bellissima storia d’amore e d’avventura tra un uomo, una donna e una montagna.

Il protagonista è Massimiliano, un uomo di quasi sessant’anni che alla soglia della pensione, riceve dalla vita una grossa batosta: un evento stravolge la sua vita, una tragedia. Ma dopo un paio di anni di buio, grazie alla lettura di un libro e di una frase in particolare, “la tristezza scompare se andiamo sempre avanti”, decide di ricominciare da capo, con una vita nuova e di realizzare un sogno, suo e della sua amata: prendere in gestione un rifugio. Si reinventa così un’esistenza su una montagna. Abbandona Trento, la città di dove viveva, e torna in Abruzzo, sua regione natale, per prendere in gestione un rifugio nel cuore della Majella, il Rifugio Marcello Di Marco, un rifugio con una spettacolare vista sul mare, del quale la sua Elena si era innamorata.

Dunque il protagonista comincia questa nuova vita da rifugista: una vita in montagna, solitaria, ma fatta anche di accoglienza, scandita dai ritmi della natura e delle stagioni, dalle piogge, dalle bufere, dal sole e dai venti. Inizia quindi a vivere tantissime avventure e disavventure e tante situazioni difficili, ma scopre ben presto che quella in montagna è una vita meravigliosa. Succede un po’ di tutto fino alla fine della storia, dove un ennesimo evento stravolgerà nuovamente tutta la sua esistenza.

Si parte quindi da una grande tragedia, passando per la rinascita, la ricostruzione e infine una vita nuova.

E tra le righe del romanzo si scoprono sentieri e luoghi che portano il lettore a percorrere i paesaggi più nascosti dell’Abruzzo montano, descritti in modo certosino, fino a far venire la grande curiosità di visitarli.

 

Il romanzo è la tua terza opera letteraria. Quindi una vera passione per la scrittura?

Sì, una passione che ho da sempre, anche se negli ultimi anni ho trovato i fili che uniscono il mio cuore alla mia penna: la natura, la montagna, l’avventura e l’amore.

Diciamo che fondamentalmente scrivo per quattro motivi. Il primo è terapeutico: scrivere mi diverte, mi emoziona, mentre scrivo piango, rido, gioisco. Scrivere mi fa star bene. Il secondo è condividere la bellezza: abbiamo un paradiso di posti qui nel nostro Abruzzo e nella nostra Italia e tante storie stupende da raccontare e descrivere. Il terzo è donare emozioni: amo suscitare nei miei lettori emozioni forti e quando mi tornano i feedback positivi, ne sono estremamente felice. Quarto, la beneficenza: riuscire a combinare la vendita dei miei libri con la beneficenza è un’idea che ho avuto chiara sin dall’inizio, dal primo libro uscito nel 2010.

 

Ma non è l’unica passione, c’è infatti anche quella per la montagna. A quanto pare oltre a essere una passione la montagna è la tua musa ispiratrice. Da dove nasce questo amore?

Quando ero bambino i miei genitori mi portavano sempre in montagna, sia in inverno a sciare che in estate. Poi ho fatto lo scout per undici anni e infine, in montagna ci ho anche vissuto, in Trentino. Amo enormemente la natura e la montagna, che sanno essere madri amorevoli ma autoritarie. Con la natura non si può barare, non la si può prendere in giro, e la montagna e la rappresentazione più dura, difficile di essa. E da questo mio andare in montagna, dalle avventure e disavventure che mi capitano e dalle persone che incontro, dalle tante grandi emozioni nascono poi racconti di vita e di sogni.

 

Montagna, scrittura e volontariato. Sei impegnato anche nel sociale, tanto che potremmo dire che la montagna e la scrittura sono in favore del volontariato. Giusto?

Giusto. Il volontariato è stato per me un amore a prima vista. Avevo 17 anni quando iniziai e da allora non ho praticamente più smesso. Per me fare volontariato vuol dire ricaricare le batterie, è quasi più un ricevere che un dare. Con il mio primo libro, “Estote parati: siate pronti a partire”, nel 2010 ho devoluto gli importi delle vendite alla Casa Famiglia Immacolata Concezione di S. Gregorio (AQ), semi distrutta dal terremoto del 2009. Con il secondo libro ho devoluto metà del ricavato a “Il Piccolo Principe” di Pescara, servizio a tutela e la cura dei minori. Con l’ultimo ho devoluto metà del ricavato all’AGBE – Associazione Genitori Bambini Emopatici, a sostegno dei piccoli pazienti in cura presso l’Ospedale di Pescara.

Una cosa importante da dire è che acquistando il libro direttamente da me più della metà del guadagno va in beneficenza, altrimenti tra Libreria e Distributore (70% del prezzo) non resta praticamente nulla. Per cui se ci sono persone interessate ad acquistare il libro, chiedo di cercarmi personalmente, sarà un piacere portarlo di persona e prendere un caffè insieme.

 

In tutto questo non dimentichiamoci che Massimo Galante ha anche un lavoro, grazie al quale ha girato l’Italia. Un “nomade”?

Beh, nomade no. Almeno non più. Però, parlando proprio di libri, il mio primo romanzo è suddiviso in 12 capitoli che parlano delle 12 città dove ho vissuto nei 12 anni di trasferimenti vari fatti sia per studio che per lavoro. Da quando sono tornato in Abruzzo, nel 2012, mi sono finalmente stabilizzato e come dicevo prima, la montagna, la natura e quindi l’avventura e l’amore sono diventate le mie fonti di ispirazione.

 

2019, III Edizione del Premio Internazionale Città di Firenze “Ut Pictura Poesis 2019”. Ti dice nulla?

È stata un’inaspettata sorpresa, voluta dalla giuria del concorso al quale avevo partecipato. Come dice il Presidente dell’associazione AGBE: “sono riuscito a trasformare le parole in dono”. Per cui scrivere diviene indispensabile per me, fonte di gioia e divertimento, di pura emozione; condividere, presentare e vendere i libri diviene invece socialmente utile. Leggendo, possiamo fare del bene a chi è meno fortunato di noi, in quest’ultimo caso, ai bambini dell’AGBE, malati di leucemie e tumori in cura presso l’ospedale di Pescara.

 

In chiusura qualche anticipazioni sui progetti letterari (e non) futuri?

Più che di progetti letterari, parlerei di sogni. Sono un gran sognatore e la mia passione è trasformare i miei sogni in emozioni da leggere e da vivere. Sicuramente in pentola ce ne sono altri, per i quali sto lavorando molto, ma non posso anticiparvi molto. Spero di vederli nascere a breve, proprio come un atteso bambino. Molti mi dicono che stanno aspettando il prossimo libro, io non vedo l’ora di accontentarli.

 

 

A cura di Paola Gallese

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