Tempo fa, con un collaboratore di questo web magazine, si parlava dei grandi artisti abruzzesi. Alcuni di loro hanno “solo” le origini in questa regione ma vivono altrove, come nel caso di Maurizio Romoli. Nato a Milano ma residente a Roma, Maurizio l’arte dello spettacolo, della recitazione ce l’ha nel sangue (oserei direi che fa parte del suo DNA, dato che non è l’unico artista in famiglia) e non si è fatto mancare nulla: televisione, cinema e teatro. Soprattutto teatro.
Prima di ogni chiacchierata che si rispetti, c’è lo studio del personaggio, soprattutto quando, come in questo caso, non ho il piacere di conoscerlo personalmente. Quindi digito il suo nome sul PC, studio e metto nero su bianco alcune domande. Le invio a Maurizio ma lui non è molto convinto, tant’è che me le boccia praticamente tutte. Preferisce scambiare prima due parole per telefono. Bene: detto fatto! Dato che nello scambio di messaggio era stato un po’ bastian contrario, compongo il numero con un po’ di esitazione. E invece…
Da qualche tempo si è ritirato dalle scene, è in pensione (Maurizio: gli artisti, quelli bravi, non vanno in pensione. Mai!) quindi non può rispondere alla domanda finale “progetti futuri?”. Nell’introduzione all’intervista lo definisco “attore noto al grande pubblico”, no, non va bene “io non sono famoso”. In un’altra domanda lo riporto indietro nel tempo, molto indietro, gli chiedo del Maurizio bambino “e cosa c’entra?” A questo punto quasi non so cosa dire ma lui comincia a parlare, a raccontarsi. È una persona gentilissima, squisita ed è un piacere ascoltarlo.
Diplomato all’istituto d’arte mi parla della sua breve esperienza come insegante: “l’insegnamento non fa per me”; mi parla del piccolo e grande schermo, ma soprattutto del teatro. Per telefono mi fa un sunto della sua carriera teatrale: teatri di tutto il mondo, compagnie e registi tra i più famosi. Anche per il piccolo e grande schermo i nomi non sono da meno “Ti invio curriculum e altro materiale tramite email” (e bene sì, mi ha inviato il curriculum come un comune mortale).
Email arrivata e aperta, e qui mi ci perdo. Ma perdo davvero: per la televisione, tra gli altri, “Circolo Pickwica” regia Ugo Gregoracci, “A che punto è la notte” regia Nanni Moretti, “Il bello delle donne” regia M. Ponzi; per il cinema “Ecce bombo” regia di Nanni Moretti, “Acqua e sapone” regia di Carlo Verdone, “Sing Sing” regia di Sergio Corbucci, “La scorta” regia di Ricky Tognazzi, “Le fate ignoranti” regia di Ferzan Ozpetek; per il teatro… compagnia di Rossella Falk, compagnia di Alberto Lionello, registi come Pandolfi, Giuffrè e Franca Valeri! “Pranzo di famiglia” regia di Roberto Lerici nel 1976 portato in sud America (Venezuela, Brasile, Argentina e Cuba) per due mesi e nel 1986 a New York durante il Festival Internazionale del teatro. E mentre sfoglio il curriculum mi risuonano nelle orecchie le sue parole “un’intervista? Ma io non so scrivere, non sono abituato alle interviste”.
Bene probabilmente neanche io so scrivere (anche se mi ostino a farlo) ma posso rispondere all’ultima domanda ”progetti per il futuro?”: Maurizio è una persona davvero piacevole e un grande artista, ha ricevuto molte proposte, alcune rifiutate da subito altre in “forse, ma sono in pensione”. Maurizio gli Artisti come te non vanno mai in pensione!
A cura di Paola Gallese
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