E poi ci sono loro, le volontarie dell’associazione IL GUSCIO… e le parole non servono più, ci vogliono i fatti! O meglio: le parole servono ma solo a elencare le innumerevoli opere e attività di cui sono autrici.
Guidata dalla poliedrica Andreina Moretti, l’associazione IL GUSCIO, a differenza di quello che impegno e risultati porterebbero erroneamente portare a pensare, è decisamente giovane: a ottobre compirà quattro anni, nata quasi per caso in seguito alla pubblicazione di “Nel guscio della noce” ultima opera letteraria di Andreina Moretti (autrice pluripremiata).
Il romanzo parla di violenza sulle donne e, grazie a questo scritto, una donna si è rivolta all’autrice per chiederle aiuto. Per chi, come me, ha la fortuna di conoscere Andreina e il suo cuore grande, sa bene che per lei sarebbe stato impossibile rimanere a guardare, fermarsi all’ascolto. Così, piano piano, ha preso forma l’associazione. Mi onoro di farne parte ma, purtroppo, a distanza. Associazioni come quella di Andreina non sono una rarità, anzi, come spesso accade, ce ne sono tante, ma basta fare uno studio più approfondito per vedere quante sono veramente attive. Pochissime, ma IL GUSCIO è sicuramente una di queste. A distanza di qualche anno dalla nascita, grazie alle iniziative messe in atto (come il concorso letterario “Il silenzio uccide”), oggi l’associazione è praticamente conosciuta in tutta Italia, ma non è stato semplice partire, non lo è stato farsi ascoltare da chi “doveva” tendere una mano. Spesso mi sono confrontata con Andreina: aspettative, impegno, delusioni… poi finalmente i piccoli risultati. Tanto piccoli al confronto di un enorme impegno. Anche emotivo. Anzi soprattutto emotivo, perché non è facile rimanere fredde e lucide davanti al pianto di una mamma che chiede aiuto, una mamma che trova il coraggio di dire basta alla violenza subita non tanto per sé quanto per proteggere i propri figli. Non è facile guardare negli occhi una giovanissima che al secondo incontro non si presenta. Ha paura. L’hai persa. Si è persa, è stremata. Ha ceduto alla violenza. Ha ceduto al silenzio. Il silenzio non sempre è sinonimo di quiete, ma lei è troppo giovane e sconvolta, troppo confusa per capirlo.
Potrei scrivere pagine e pagine sul percorso fatto dall’associazione, così come sulle attività messe in atto che sono davvero tante. Teoriche e pratiche.
La strada è ancora lunga e in salita. La burocrazia non sempre aiuta e purtroppo altre giovani donne si perderanno. Anche gli uomini sono vittima di violenza, quella psicologica. Raramente denunciano (forse più per vergogna che per paura). Il percorso da fare è ancora periglioso, ma l’associazione IL GUSCIO è forte.
A cura di Paola Gallese
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