Sulmona, una storia antica tra confetti e tradizioni

Elegante e aristocratica, Sulmona è una cittadina dal volto raffinato e dall’animo moderno e vivace che, senza dimenticare secoli di vicende gloriose e tradizioni, va incontro al futuro per scrivere le nuove pagine della sua storia.

 

Storia in breve

Le prime notizie certe circa la presenza di un insediamento in questa zona risalgono ad epoca romana, grazie a Tito Livio che narra dell’oppidum e delle sue vicende al fianco di Roma.

In questa fase della sua storia, il territorio di Sulmona fu sede di uno dei tre municipi peligni, insieme a Superaequum e Corfinium.

Data storica di particolare importanza per la città è il 43 a. C., anno di nascita del suo più illustre concittadino: Ovidio, poeta latino divenuto celebre per i versi immortali dedicati all’amore.

Durante il medioevo la città conobbe un periodo particolarmente florido e importante dal punto di vista politico: furono realizzate alcune notevoli opere civili, tra cui l’acquedotto medievale, e sotto la dominazione normanna la città divenne prima comune e poi fu unita alla Marsica per costituire un’unica grande provincia.

Durante il Rinascimento la caduta degli Svevi a favore dell’ascesa degli Angioini significò per Sulmona la progressiva perdita di importanza politica; nello stesso periodo, però, essa conobbe una favorevole crescita demografica con la conseguente realizzazione di una seconda cerchia di mura e nel corso del XIV secolo venne costruito il maestoso Palazzo dell’Annunziata.

Il XVI secolo fu particolarmente prospero per la città di Sulmona: nacquero la rinomata Scuola Orafa Sulmonese e l’industria della carta, sorsero diversi opifici e il commercio ebbe una notevole espansione grazie al mercato di stoffe preziose e alla produzione della lana, di cui l’Abruzzo divenne il primo produttore in Europa.

Di favore avverso fu invece il secolo successivo, segnato da una terribile peste che concorse alla interruzione della Giostra Cavalleresca (tornata a rivivere solo nel 1995) e conclusosi con il terremoto del 1706 che distrusse la città intera.

Risorta lentamente, nell’ottocento, grazie alla ferrovia, Sulmona conobbe un nuovo sviluppo interrotto solo dal periodo buio del brigantaggio, tra il 1860 e il 1870.

Devastata infine dai feroci bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, Sulmona risorse nuovamente dalla polvere per tornare ad essere una cittadina dal volto elegante, animata da eventi culturali, riti e antiche tradizioni tornate a vivere nell’ampia piazza del suo centro storico.

 

Itinerario di visita

Piazza Garibaldi, con la fontana del 1823 in roccia calcarea della Majella, è sede della favolosa Giostra Cavalleresca ed è circondata da alcuni dei maggiori monumenti della città: San Filippo Neri, la Chiesa e il Monastero di Santa Chiara, l’Acquedotto Medievale, il portale laterale della chiesa di San Francesco della Scarpa, la chiesa di San Rocco.

La Chiesa di San Francesco della Scarpa risale a prima dell’anno mille, ma è stata ampliata nel 1290 da Carlo d’Angiò e ristrutturata più volte nel corso dei secoli in seguito a disastrosi terremoti. Si presenta con una facciata tardo-gotica in cui si apre il portale che custodisce i resti di un affresco della Madonna del latte tra angeli e devoti. L’interno custodisce gli stucchi di Pietro Piazzoli e di altri artisti lombardi e l’organo realizzato da Domenico Antonio Fedele da Camerino nel 1754; si possono inoltre ammirare un Crocifisso ligneo del quattrocento, diversi affreschi trecenteschi e un altare con la Pala della Visitazione di Giovanni Paolo Olmo del ‘500.

Tra Piazza Garibaldi e Corso Ovidio si incontra l’acquedotto medievale, risalente al 1256. La costruzione, realizzata in pietra, è lunga più di cento metri e si compone di 21 arcate a sesto acuto.

Nelle vicinanze si trova la Fontana del Vecchio realizzata nel 1474 dal capitano della città Polidoro Tiberti da Cesena, essa deve il suo nome alla faccia di vecchio da cui sgorga l’acqua, fresca e potabile e si presenta in stile rinascimentale: dell’originaria struttura quattrocentesca conserva infatti solo la parte superiore con lo stemma aragonese.

Alle spalle dell’acquedotto si erge magnifico il complesso della Santissima Annunziata: la chiesa fu fondata nel 1320 ma della costruzione originaria resta ben poco visibile a causa dei numerosi interventi di ristrutturazione e la facciata risulta piuttosto una sovrapposizione di stili gotico e rinascimentale. L’edificio si presenta in stile barocco e, internamente, si compone di tre navate che custodiscono alcuni splendidi affreschi, tra cui quelli sulle volte realizzati da Giambattista Gamba e le tele sugli altari laterali, come la Pentecoste del 1598 di un maestro fiorentino e la Comunione degli Apostoli di Alessandro Salini. Nell’abside si trovano invece due opere di Giuseppe Simonelli, la Natività e la Presentazione al tempio e l’Annunciazione di Lazzaro Baldi.

Da segnalare, inoltre, il coro ligneo realizzato alla fine del 500 da Bartolomeo Balcone e in fondo alla navata destra l’altare della Vergine in marmo policromo, realizzato dall’artista romano Giacomo Spagna (1620) con contributi di artisti di Pescocostanzo.

 

Eventi tradizionali: la Madonna che scappa e la Giostra Cavalleresca

Le manifestazioni della Pasqua a Sulmona sembra abbiano origini molto antiche: particolarmente seguite sono la Processione del Venerdì Santo, organizzata dalla Confraternita della SS. Trinità, e nel giorno di Pasqua la Madonna che scappa, organizzata dalla Confraternita di S. Maria di Loreto o “della Tomba”.

La domenica di Pasqua in Piazza Garibaldi va in scena la Madonna che scappa: intorno a mezzogiorno entrano in piazza le statue di San Pietro e San Giovanni evangelista, scortate dai portatori di lampioni della Confraternita di Santa Maria di Loreto vestiti con il camice bianco e la mantellina verde. I due santi bussano al portone della chiesa per annunciare a Maria la risurrezione di Gesù; al terzo annuncio una statua della Madonna, vestita ancora a lutto, esce dal portone per andare nel luogo indicatole dagli apostoli. Lungo il cammino ella intravede il figlio risorto e correndo verso di lui si disfa della veste nera e mostra uno splendido abito verde. Voli di colombe e spari di mortaretti suggellano il momento di sublime felicità. La cerimonia si conclude con l’arrivo nella Chiesa di Santa Maria della Tomba per la messa pasquale.

La Giostra Cavalleresca, risalente alla dominazione degli Svevi, fu interrotta nella prima metà del 600 e reintrodotta solo nel 1995, con l’aggiunta di una Giostra Europea a cui partecipano numerose città europee.

La versione medievale prevedeva lo scontro alla lancia tra un cavaliere e il mantenitore, di solito di origini aristocratiche e protetto da un’armatura. Il campo era diviso in due parti, i cavalieri partivano dai tre archi dell’acquedotto e durante la corsa dovevano assestare la botta al mantenitore. La punta delle lancia era bagnata ad una vernice bianca per verificare in quale punto dell’armatura veniva assestato il colpo e poter assegnare i punti. Vinceva infatti chi otteneva il punteggio più alto.

Oggi il campo di gara è diviso in otto parti, con i mantenitori che sono sagome di cartapesta e da cui pendono tre anelli da 6, 8 e 10 centimetri i quali devono essere infilzati con la lancia e il punteggio si calcola sul numero e la dimensione di anelli infilzati. I cavalieri, uno per ogni Sestriere e con le rispettive insegne, vengono presentati in un corteo storico con oltre 400 figuranti e al cavaliere vincitore viene data in premio una catena d’oro con la medaglia raffigurante lo stemma cittadino, realizzata dai maestri orafi di Sulmona.

 

I confetti di Sulmona

La tradizione dei confetti di Sulmona risale alla fine del XV secolo. Il confetto tipico prevede un nucleo di mandorla rivestita da strati di zucchero sovrapposti per bagnature in modo da non dovere utilizzare l’amido per la sua realizzazione. La mandorla può essere sostituita da nocciola, cannella, cioccolato, canditi, pistacchio o frutta secca.

All’interno dell’antica ditta Pelino si trova il Museo del confetto dove si può ripercorrere la storia di questo dolce tipico dei momenti di festa più importanti.

 

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Foto di Nicola D’Orazio

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

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